Sigmar Polke a Palazzo Grassi.
Per festeggiare i dieci anni dalla rinnovata apertura, Palazzo Grassi dedica all’artista tedesco Sigmar Polke (1941-2010) un’ampia retrospettiva, pensata per raccontare il legame dell’artista tedesco con Venezia e rendere omaggio a tutte le fasi della sua carriera. Incapace di seguire gli schemi, intollerante a ogni etichetta ed evidentemente deciso a sperimentare, Polke è stato uno dei maggiori artisti della seconda metà del Novecento per aver saputo influenzare una certa pratica pittorica, intensa e suggestiva, ma anche ricca di riferimenti colti e arcani. La mostra, curata da Elena Geuna e Guy Tosatto, si sostanzia in gran parte dei bellissimi pezzi appartenenti alla collezione di François Pinault. Con più di novanta opere, ricostruisce a ritroso la carriera dell’artista tedesco, a partire dai cicli pittorici degli anni duemila indietro nel tempo fino ad arrivare alle prime prove degli anni sessanta.
ATHANOR E AXIAL AGE COME ESTREMI DI UN PERCORSO CIRCOLARE
Il racconto museografico ruota attorno a due dei momenti cruciali della produzione pittorica di Sigmar Polke, Athanor (1986) e Axial Age (2005-2007) che i curatori presentano al pubblico come gli ideali estremi di un percorso circolare che nasce e si completa proprio a Venezia. Negli anni ottanta, infatti, gli spazi della Biennale avevano celebrato per primi la sapienza e il gusto per il “meraviglioso” che si nasconde dietro alle energie alchemiche evocate da Athanor e, ancora, in Laguna sembra compiersi oggi lo stesso magico equilibrio di pigmenti e materiali nel ciclo pittorico Axial Age che accoglie il pubblico all’ingresso. L’intervento pittorico che gli valse il Leone d’oro nel 1986 deve il suo nome al forno in cui tradizionalmente si consuma la trasmutazione alchemica e, di quel processo, Polke ricrea il fascino della metamorfosi, affidandosi ad una pittura idrosensibile che cambia colore a seconda dell’umidità e della luce, al servizio di immagini che parlano di cronache politiche sempre attuali. Axial age, invece, si riferisce al mitico “periodo assiale” indicato dal filosofo Karl Jaspers come momento storico di profonda vitalità intellettuale, lo stesso che Polke si impegna a evocare attraverso una varietà di codici espressivi.
RICERCA ALCHEMICA E PITTURA
Pur essendo uno splendido pittore, è difficile stabilire quale sia il mezzo espressivo privilegiato. Insieme ad una mescolanza di registri tematici, ciò che rende singolare il suo approccio all’arte è infatti una convinta indifferenza per le tecniche: tutto ciò che gli permette di far coesistere citazioni alte e popolari, storia dell’arte e politica o, ancora, principi mistico-matematici e linguaggio dell’intrattenimento, si trasforma per lui in un’affascinante sfida estetica.
La passione per l’alchimia, in tal senso, si manifesta in quasi tutti i suoi lavori come metafora dell’arte tout court: in continua evoluzione, ma al contempo legata al presente. In opere come Hermes Trismegistos I-IV, (1995), ad esempio, Polke spinge i materiali verso gradi di estrema sofisticazione per rendere omaggio al patrono degli alchimisti e mettere alla prova gli elementi in una chiave pittorica al contempo antica e moderna.
Il viola è il colore per eccellenza, scelto per i suoi toni aciduli a rappresentare le tentazioni allucinogene contenute in Alice im Wunderland (1972), frutto di vernici spray e sostanze stupefacenti. Ma anche di minerali preziosi come il lapislazzulo e la malachite o velenosi come il realgar, a conferma di come Polke sia stato un pittore di estrazione più rinascimentale che contemporanea, capace di orchestrare gli elementi con la sapienza di un conoscitore antico.
UNA POP ART RIVISITATA. LA CULTURA POPOLARE DI POLKE
Kartoffelhaus (1967-1990) è senz’altro l’espressione più evidente del gusto di Polke per l’assurdo, ma anche — a conferma dell’appartenenza a una generazione che con l’adesione all’Arte povera esprimeva il rifiuto di certe dinamiche sociali — per il recupero di orizzonti originari e concreti, come quelli legati alla terra e al riparo.
L’eco delle voci americane che negli anni sessanta annunciavano la Pop Art con toni chiassosi e irriverenti, infatti, si percepirà anche nel suo lavoro, ma senza influire nel profondo. Fumetti, giornali e stampe popolari riproposte in versione Rastelbider non costituiscono una cieca adesione alla società-merce, ma un racconto ironico di quella stessa realtà.
Elena Tettamanti
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Venezia // fino al 11 novembre 2016
Sigmar Polke
a cura di Elena Geuna e Guy Tosatto
Palazzo Grassi, François Pinault Collection, Venezia
San Samuele 3231, Venezia
http://www.palazzograssi.it
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Photo credits:
1. Sigmar Polke
Zirkusfiguren, 2005
Pinault Collection
Ph: Matteo De Fina
© The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
2. Sigmar Polke
Axial Age, 2005-2007
Pinault Collection
Installation view in the exhibition “Mapping The Studio” at Punta della Dogana, 2009-2011
© Palazzo Grassi, ph: ORCH orsenigo_chemollo
© The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
3. Sigmar Polke
Alice im Wunderland, 1972
Private collection
Ph: Wolfgang Morell
© The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
4. Sigmar Polke
Gugu ung Georg, 1983
Pinault Collection
© The Estate of Sigmar Polke by SIAE 2016
Giugno 2016
Elena Tettamanti