Alberto Burri a Città di Castello.
ALBERTO BURRI: LO SPAZIO DI MATERIA. L’OMAGGIO
Il 2016 è stato l’anno di Alberto Burri, non solo perché si è celebrato il centenario della sua nascita, ma perché gli sono state dedicate una serie di mostre riuscite, ragionate e sicuramente in grado di rendere omaggio al suo genio. Dopo la grande retrospettiva del Guggenheim di New York “Alberto Burri: The Trauma of Painting” — inaugurata nell’ottobre del 2015 — e il successivo passaggio dal Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Düsseldorf, infatti, gli omaggi al grande artista di Città di Castello si concludono nella sua città natale. “Alberto Burri: lo Spazio di Materia - tra Europa e U.S.A.” (dal 24 settembre 2016 al 6 gennaio 2017) è il titolo della grande esposizione che la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri ha allestito negli ampi spazi degli Ex Seccatoi del Tabacco; la sede satellite, appena restaurata, si presta con i suoi grandi spazi ad ospitare l’incisivo confronto tra le opere più iconiche di Alberto Burri e quelle di molti altri grandi artisti del ‘900 riconducibili alla sua visione.
MATERIA E SPAZIO. IL CANONE E L’EXTRA-ARTISTICITÀ
Il titolo scelto dall’affiatato team curatoriale della Fondazione Burri sfrutta un binomio cruciale per comprendere l’arte del maestro umbro. La materia e lo spazio si presentano infatti come i concetti cardine della sua sintassi poiché riescono a coniugare sostanza oggettuale e architettonica, tenendo fede al proposito di sovvertire i canoni formali della storia dell’arte. Nelle opere di Alberto Burri la materia acquista vita propria, si svincola dai propositi a cui è votata per iniziare una nuova esistenza, fatta di equilibri chimici e, appunto, spaziali. Lo spazio, dal canto suo, non esiste a priori, ma sembra generato dai materiali di recupero preordinati con attenzione rinascimentale. È infatti frequente e nient’affatto azzardato l’accostamento concettuale a Piero della Francesca (1416 ca.-1492), altro grande artista nato tra l’Umbria e le Marche, capace di ragionare sulla pittura in termini geometrici, trasformando le sue composizioni in insiemi studiati di corpi solidi.
L’INFLUENZA E L’EREDITÀ. L’ALLESTIMENTO DELLA MOSTRA
Osservando gli enormi Cellotex nero e oro (anni ’70 - anni ‘90), infatti, non si può fare a meno di constatare la straordinaria capacità di lavorare la materia come prima di lui avevano fatto i maestri della scultura cinquecentesca; lo stesso può dirsi per il controllo esercitato sui Catrami e sulle Muffe (anni ’50), orchestrate in un crescendo di reazioni chimiche e trasformazioni cromatiche. E poi i Gobbi, le Combustioni e le Plastiche (anni ’50 - ’60), invenzioni materiche evocative, in grado di portare lo spettatore in una dimensione estetica ricca di significati ancestrali, talmente suggestivi da aver influenzato le carriere dei tanti artisti presenti in mostra: Fautrier e Dubuffet, stregati dalla mater materia concentrata nelle Muffe, Pollock, Motherwell, Hartung, De Kooning, Wols, Calder, indotti a rileggere lo spazio come emanazione della pittura; Beuys, Kiefer, Scarpitta, Calzolari e Kounellis, tra gli altri, convinti dalle capacità energetiche dei materiali poveri, ma anche Manzoni e Klein, sedotti dalla razionalità progettuale dei primi Cellotex monocromatici. A distanza di cento anni dalla nascita, in definitiva, sono davvero pochi gli artisti che possono dirsi esenti dall’eredità di Alberto Burri. Per la singolare capacità di superare le rituali divisioni tra le arti, ogni fase della sua carriera è stata l’occasione per sciogliere molti dei nodi critici della contemporaneità, spianando la strada ai successivi più promettenti pronunciamenti estetici.
Elena Tettamanti
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Città di Castello // fino al 6 gennaio 2017
Alberto Burri: lo Spazio di Materia - tra Europa e U.S.A.
Idea e progetto di Bruno Corà
Mostra a cura di Aldo Iori con Rita Olivieri
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri – Sede Ex Seccatoi Tabacco
Via Albizzini, 1
06012 Città di Castello, Perugia
http://www.fondazioneburri.org
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Photo credits:
1. Alberto Burri
Rosso Plastica M3, 1961,
plastica, combustione su tela
121,5 x182,5 cm
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
2. Alberto Burri
Gobbo Bianco, 1953
Stoffa, olio, segatura, pietra pomice su tela estroflessa
100,7x87 cm
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
3. Alberto Burri
Legno SP, 1958
Legno, tela, acrilico, combustione, vinavil su tela
129,5 x 200,5 cm
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
4. Alberto Burri
Cretto G3, 1975
Acrovinilico su cellotex
172 x 151 cm
Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri
5. Jasper Johns
Figure 8, 1959
encausto su tela
51 x 38 cm
The Sonnabend Collection Foundation.
On long-term loan at Ca' Pesaro, International Gallery of Modern Art, Venice Italy
Novembre 2016
Elena Tettamanti