Fabio Mauri alla GAMeC.
ARTE PER LEGITTIMA DIFESA
Nel variegato panorama artistico della seconda metà del ‘900, Fabio Mauri ha lasciato il segno per aver saputo usare il linguaggio come strumento espressivo, evitando i consueti percorsi dall’arte concettuale e arricchendolo di significati elastici, capaci di coprire molteplici aspetti della quotidianità. Fabio Mauri. Arte per legittima difesa (6 ottobre 2016 —15 gennaio 2017) è la mostra che la Gamec - Galleria di Arte moderna e contemporanea di Bergamo dedica al grande artista italiano con l’obiettivo di valorizzarne l’indiscussa eredità intellettuale. Il curatore Giacinto di Pietrantonio ha imbastito il racconto della carriera dell’artista di origini romane come una piccola retrospettiva, esponendo le opere che hanno maggiormente caratterizzato il suo approccio: autenticamente trans-storico, perché universale e moderno.
AUTOBIOGRAFIA COME TEORIA
Il tema più frequente è senz’altro la rivisitazione della storia, a cui Mauri ritorna con puntualità nel tentativo di comprendere ciò che lo circonda. Non si tratta di rispolverare meccanicamente i capitoli più atroci della vicenda umana, piuttosto di intrecciarne le fila con la sua biografia, in un continuo gioco di rimandi. Le grandi carte (1971), in tal senso, funzionano come un ideale atlante di scatti rubati alla sua produzione della prima ora: Ebrea (1971), cruda testimonianza fotografica da legare alla sua celebre performance sull’Olocausto; Il Muro d’Europa (1979) in cui rifletteva sul muro di Berlino come immagine simbolica e reale di divisione o Europa bombardata (1978) offrono agli occhi scossi del visitatore un minuzioso reportage sulla storia come “luogo” dell’errore. Fare arte per legittima difesa, in fondo, significa intavolare un dialogo critico con le testimonianze visive della realtà e con il tempo che, scorrendo, attiva molteplici processi di riparazione.
PIAZZA TIENANMEN E L’ASIA NUOVA
In tal senso, i fatti di piazza Tienanmen del giugno 1989 si prestano a nuove riletture attraverso lo studio dei volti dei protagonisti: Cina Asia Nuova (1992) è un’installazione che ricalca gli interessi per “i muri” costruiti per dividere; un’alta barriera di valigette di alluminio, impilate come moderni mattoni a incorniciare gli sguardi di due giovani che, nel gioco dei ruoli della guerra, si ritrovano avversari: “Visi smarriti, gli uni e gli altri, nell’evento straordinario e innaturale della fucilazione di coetanei”. Gli stessi che si percepiscono nella serie Studenti (1996), una sfilza di quadri astratti volutamente lasciati a metà, a simulare un ipotetico, improvviso, abbandono degli autori-studenti trascinati via dall’urgenza di partecipare agli scontri di piazza.
LINGUAGGIO È GUERRA
La storia dell’arte contemporanea ricorre spesso al linguaggio per intavolare riflessioni concettuali, spesso con risultati tautologici — com’è il caso dell’arte concettuale degli anni ’70 — altre volte come strumento di militanza politica. Nel 1974 Fabio Mauri dà alle stampe Linguaggio è guerra, un libro d’arte costruito attorno a immagini selezionate per allenare il senso critico: “Il linguaggio, incline al falso, va piegato a realtà e verità”, come dire che le parole non sono mai neutrali, né le immagini obiettive. Allo stesso modo vanno interpretati gli Oggetti Ariani (1995) che chiudono la mostra, reperti di una quotidianità pacifica che ricordano quello che Hannah Arendt definiva “la banalità del male”, la capacità tutta umana di autoassolversi, negando atrocità e soprusi. È questa, in definitiva, la grande eredità di Fabio Mauri: l’abilità nell’orchestrare oggetti e pensieri in termini estetici per smuovere nel profondo lo spettatore, coinvolgendone sistematicamente coscienza e sensibilità.
Elena Tettamanti
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Bergamo // fino al 15 gennaio 2017
Fabio Mauri. Arte per legittima difesa
a cura di Giacinto Di Pietrantonio
GAMeC - Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea
Via San Tomaso, 53, 24121 Bergamo
www.gamec.it
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Photo credits:
1. Fabio Mauri
XIII Triennale di Milano, 1968
Foto: Elisabetta Catalano
© Eredi Fabio Mauri
Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth
2. Fabio Mauri
Ebrea (1971), da Le grandi carte, 1994
Stendardo fotografico
196 x 127 cm
© Eredi Fabio Mauri
Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth
3. Fabio Mauri
Cina ASIA Nuova, 1996
Veduta d’insieme Palazzo di Miramare, Trieste, 2010
© Eredi Fabio Mauri
Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth
4. Fabio Mauri
Schermo Fine, anni Sessanta
tecnica mista su carta
52,5 x 70 cm
© Eredi Fabio Mauri
Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth
Ottobre 2016
Elena Tettamanti