Manus x Machina. Fashion in an Age of Technology.
L’attesissima mostra promossa dal Costume Institute del Metropolitan Museum of Art di New York — Manus x Machina. Fashion in an Age of Technology — ha finalmente aperto i battenti lo scorso 5 maggio (fino al 14 agosto) e promette di lasciare il segno sul rapporto in divenire che moda e arti visive hanno avviato nel secolo scorso. Il curatore Andrew Bolton — già parte del prestigioso gruppo di lavoro del Victoria & Albert Museum di Londra — ha saputo imbastire una storia della moda che riesce a sorprendere, perché capace di schivare clichè e proporre un dialogo alternativo tra moda e tecnologia.
Manus x Machina, con le testimonianze di più di trecento tra abiti e accessori dai primi decenni del novecento ad oggi, offre molto più di un raffronto tra due mondi apparentemente lontani, permettendo al pubblico un’immersione nei processi sartoriali — dai più tradizionali ai più sofisticati — per verificare come la tecnologia sia già parte della moda, non più una prospettiva futuristica.
HAUTE COUTURE VS PRÊT-À-PORTER
Il titolo, in tal senso, punta ad annullare l’ideale opposizione storica tra una sapiente sartorialità legata al concetto di lusso e una produzione industriale da destinare a un più popolare prêt-à-porter. In tal senso, la mostra disvela molti dei processi tecnologici nascosti dietro agli abiti che hanno fatto la storia, ma anche alle produzioni delle generazioni più recenti. Tutto è partito dall’incredibile abito nuziale che Karl Lagerfeld progettò — è il caso di dire — per Chanel per la collezione Autunno-Inverno 2014: un concentrato inestricabile di manualità e alta tecnologia. Lo schizzo di Lagerfeld, infatti, si è arricchito di un pattern decorativo realizzato al computer, riportato sul lungo strascico e successivamente dipinto a mano da un gruppo di artigiani specializzati, per poi essere finito con applicazioni interamente affidate alla stampa 3D. A conferma di come i due poli che Bolton mette a confronto, più che rappresentare due mondi separati, si completino a vicenda; siano l’uno la naturale evoluzione dell’altro.
LE TECNICHE A CONFRONTO
Altro merito della mostra è senz’altro l’allestimento che occupa gli spazi della Robert Lehman gallery; curato dallo studio di Rem Koolhaas, punta a raccontare una storia chiara e minimale, lasciando spazio ai manufatti di eccezionale pregio, ma anche ad approfondimenti tematici di natura documentaria. Si scopre, ad esempio, che il concetto di un processo sartoriale equiparato agli altri settori della tecnica risale all’Enciclopedia di Diderot, di cui sono state selezionate alcune pagine chiave. È proprio da quel contesto storico che nasce la conferma di come la progettazione dei capi sia di per sé un processo tecnologico, a prescindere dal fatto che si realizzi al computer o meno. Accanto alle stravaganze di Issey Miyake e di Hussein Chalayan, infatti, il Metropolitan dispiega la storia della moda, sottoponendo al pubblico anche il rigore dei tailleur ‘senza tempo’ di Coco Chanel. Accostati alle interpretazioni più recenti che ne ha fatto Lagerfeld, dimostrano come il trattamento delle trapunture tradizionali possa essere rigenerato dall’impiego di materiali e tecniche inedite, a conferma di come sia possibile reinventare le lavorazioni classiche in chiave contemporanea.
ABITI E CORPI DIGITALI
I lunghi tempi di realizzazione connessi alla manualità tradizionale, infine, sono ormai del tutto sovrapponibili a quelli dei processi più all’avanguardia; non è più lecito cercare lusso e ricercatezza esclusivamente tra le impunture realizzate a mano. Il lavoro più accattivante in questa direzione è senz’altro quello della giovane Iris van Herpen, abile inventrice di modelli sorprendentemente capaci di inglobare la tecnologia, anzi di usarla per cambiare le forme dei corpi che vestono. I complicati esoscheletri che la stilista olandese stampa in 3D o al laser dimostrano come i tessuti e i materiali artificiali siano entrati a far parte della moda tout court; esattamente come i dispositivi high tech di ogni tipo sono già parte integrante della nostra quotidianità.
Elena Tettamanti
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New York // fino al 14 aogsto 2016
Manus x Machina: Fashion in an Age of Technology
a cura di Andrew Bolton, Curator in Charge of The Costume Institute
Metropolitan Museum of Art (MET), New York
1000 Fifth Avenue, New York, NY 10028
http://www.metmuseum.org
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Photo credits:
1. Karl Lagerfeld for House of Chanel
Wedding ensemble (back view), autumn/winter 2014–15 haute couture
Courtesy of CHANEL Patrimoine Collection
Photo © Nicholas Alan Cope
2. Issey Miyake for Miyake Design Studio
"Flying Saucer" dress, spring/summer 1994
Courtesy of The Miyake Issey Foundation
Photo © Nicholas Alan Cope
3. Hussein Chalayan
“Kaikoku" floating dress, autumn/winter 2011–12
Courtesy of Swarovski
Photo © Nicholas Alan Cope
4. Nicolas Ghesquière for House of Balenciaga
Dress, spring/summer 2003
Courtesy of Balenciaga Archives, Paris
Photo © Nicholas Alan Cope
5. Iris van Herpen
Dress, spring/summer 2012 haute couture
Courtesy of Iris van Herpen
Photo © Nicholas Alan Cope
Maggio 2016
Elena Tettamanti