La produzione delle opere di questo periodo, come Elementi astratti, [1947 -48], Ritmo verticale, 1948 e Forme Spaziali, 1949, suggerisce già un orizzonte tematico, dove le parole che ricorrono maggiormente sono “ritmo”, “forme” e “spazio”, che saranno ricorrenti nella sua ricerca, frutto dei suoi studi scientifici e della sua conoscenza delle strutture compositive musicali.
Le opere presenti in questa sala sono testimoni di come l’orientamento di Nigro fosse rivolto in quel momento storico, durante il quale si stava svolgendo un dibattito tra artisti figurativi e astratti, verso quella che lui definiva come la “non-oggettività”. Una predilezione per l’astrattismo testimoniata dalla serie dei "Pannelli a scacchi".
Debitrici degli assunti provenienti dal Neoplasticismo, questo genere di opere vede alcuni colori ricorrenti, il bianco, nero, blu, rosso, giallo, verde, che vengono dati in maniera compatta e senza sfumature e sono distribuiti in modo tale da creare un equilibrio di forze.
La modalità compositiva di Pittura: fuga, 1952, testimonia un allontanamento dalla lezione del modernismo di matrice nord europea e un ulteriore sviluppo nel percorso del linguaggio pittorico di Nigro. In questo caso la scena pittorica è come scossa e soggetta a una scomposizione e si percepisce l’entrata in scena di forze contrastanti che determinano una tensione, la quale è il legante tra le varie parti che compongono l’insieme: “Nella mia espressione tornano dei contenuti tragici, non però in senso espressionistico, cioè in una esagitazione esasperata dei sentimenti, ma come rappresentazione reale di una società ben lontana dalle ottimistiche aspirazioni di Mondrian, in cui però le posizioni sono perfettamente delineate. Il mio non è un mondo di pessimismo ma è tuttavia una constatazione di lotta” (Nigro).
Crediti per le fotografie
Agostino Osio ©, Milano
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