Esponente della generazione successiva a quella dell’Arte Povera, Remo Salvadori comincia a lavorare a Milano agli inizi degli anni Settanta.
Sin da subito il suo orientamento è rivolto verso l’introspezione e la ricerca dell’essenza stessa delle cose. Da qui l’osservazione e l’analisi di tutto ciò che lo circonda, a partire dalla dimensione più domestica e quotidiana, fino al paesaggio e all’ambiente naturale.
Da questo presupposto nascono lavori in cui assumono importanza il colore, i metalli e il suono. Elementi che posti in assonanza o a contrasto tra loro, determinano l’aspetto finale dell’opera e innescano, sia in chi la realizza che in chi la osserva, un processo di trasformazione e di diversa consapevolezza di sé.
Quella di Salvadori è una ricerca che lo porta verso l’empatia con l’essenza più profonda della vita, dove gli opposti si annullano e ricongiungono in nome di una primigenia unità.
“Continuo infinito presente” è un anello realizzato intrecciando fili d’acciaio. La sua forma
circolare, un topos nell’universo linguistico dell’artista, comunica una potente energia compressa e rimanda a una visione esoterica e misterica, che si ricollega al pensiero ermetico che percorre, a partire dall’opera di Marcel Duchamp, tutta l’arte moderna.
Photo © Agostino Osio, Alto Piano
Cerreto Guidi (Firenze), 1947
Vive e lavora a Milano
Mostre personali, collettive e progetti
Forte Belvedere, Firenze (2017); La Triennale di Milano (2014); MAXXI, Roma (2012); Hangar Biccoca, Milano (2011); Fondazione Querini Stampalia, Venezia (2005); Mori Art Museum, Tokyo (2003); Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (1997); Centre National d’Art Contemporain, Grenoble (1991); Art Gallery of Ontario, Toronto (1985); Biennale di Venezia (1993, 1986, 1982); Documenta, Kassel (1992, 1982).